La Paura di Arrossire

Eritrofobia: perchè arrossiamo in pubblico?



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Spesso il nostro volto è una maschera che nasconde la nostra vera natura e le nostre reazioni più intime verso il mondo esterno. Eppure, attraverso determinate manifestazioni, la dimensione fisica e psicologica cospirano per rivelare, almeno in parte, ciò che accade all’interno del nostro universo soggettivo ed interiore.
Il sorriso, il pianto, le risate, le espressioni non verbali di paura, simpatia, angoscia, ansia, sono tutte manifestazioni involontarie di emozioni che spesso sfuggono al nostro controllo e alla nostra determinazione di mantenere i nostri segreti.
Una di queste manifestazioni è la eritrofobia cioè la paura di arrossire: una fonte di disagio psicologico associata all’ansia provocata dallo sguardo.
Arrossire è una componente di un circolo vizioso alimentato dallo sguardo dell’altro: se infatti un individuo arrossisce considera quella sua reazione motivo di un giudizio ancora più severo da parte degli altri e, come un cane che si morde la coda, non c’è via di uscita.
Per alcuni individui il fatto di arrossire nasconde l’idea che l’altro possa penetrare nella loro intimità scoprendo un sentimento o una emozione segreto (solitamente un difetto o una mancanza) che non avrebbero mai voluto mostrare.
Darwin già nel 1872 trattò l’argomento sottolineando nei suoi studi alcune considerazioni in merito al rossore sul nostro volto: le donne arrossiscono più degli uomini, la tendenza ad arrossire è ereditaria, l’arrossire è comune a tutte le razze, i giovani arrossiscono più degli anziani, sembra che i neonati non arrossiscano.
Darwin sosteneva che la maggior parte delle persone che arrossiscono intensamente perde il controllo delle proprie facoltà mentali arrivando in taluni casi a perdere la presenza di spirito, a fare osservazioni inopportune, a balbettare ed infine a produrre movimenti maldestri e strane smorfie.
Dal punto di vista fisiologico il rossore sembra dipendere dalla vasodilatazione, che causa un afflusso di sangue ai vasi periferici vicini alla superficie cutanea (infatti generalmente il rossore si limita la viso, al collo ed alle orecchie), altri ipotizzano che i meccanismi responsabili del rossore siano connessi ad un rilassamento del tono del sistema nervoso simpatico o, al contrario, all’attivazione della componente parasimpatica del sistema nervoso autonomo, altri infine sottolineano il ruolo privilegiato dei recettori beta-adrenergici nell’indurre la vasodilatazione.
Dal punto di vista psicologico chi ne soffre descrive l’esperienza secondo una circolarità disfunzionale: all’inizio viene percepito calore al viso e l’individuo ha consapevolezza che sta arrossendo in seguito teme che gli altri se ne possano accorgere: aumenta la preoccupazione e, di conseguenza, l’intensità del rossore.
Qual è insomma la funzione dell’arrossire?
E’ probabile che nella grammatica del linguaggio non verbale il rossore abbia un significato ad esempio in termini evoluzionisti: una funzione di sopravvivenza, in quanto segnale di ammissione di inferiorità del proprio stato rispetto ad un altro, oppure di disponibilità sessuale.
Infine la funzione dell’arrossire potrebbe essere quella di rammentarci la nostra natura biologica: mentre quotidianamente siamo impegnati nei nostri rituali con la mente concentrata in astrazioni, paure ed insicurezza, il nostro corpo (influenzato dalla memoria evoluzionistica), ci ricorda che esiste sin dalla notte dei tempi, un linguaggio silenzioso fatto di gesti ed espressioni al di sotto della nostra soglia di percezione cosciente.