3 Consigli per motivarlo/a alla Terapia di Coppia

Terapia di coppia: quando non c'è accordo tra i due



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Iniziare una terapia di coppia dovrebbe essere una decisione condivisa evitando che uno dei partner viva il percorso terapeutico come un “obbligo” o un “dovere”.
E’ altrettanto vero che, a volte, uno dei partner non percepisca la psicoterapia di coppia quale possibile strumento di miglioramento della coppia o addirittura lo ritenga inutile o inefficace.
Cosa fare quindi quando il/la partner non ne vuole sapere della terapia di coppia? Il primo passo che puoi fare è confrontarti con lui/lei, cercando attraverso questi 3 consigli di fare in modo che possa cambiare idea senza sentirsi vincolato alla tua decisione.
• Dobbiamo riuscire a far vacillare le motivazioni del nostro partner, facendogli mettere in discussione le proprie ragioni e sé stesso, in modo da motivarlo affinché maturi gli stimoli adeguati per il percorso di coppia.
• Senza opprimerlo cerchiamo di fagli capire quanto è importante la terapia per noi: spesso il nostro partner non vede o non vuole vedere che c'è un disagio all’interno della relazione e la manifestazione delle nostre preoccupazioni può rivelarsi fondamentale.
• Minimizziamo il significato di terapia: il partner dovrebbe vivere il percorso di coppia come un'opportunità senza pensare che arrivare dallo psicologo coincida con il preludio della fine della coppia ma bensì un momento dal quale ripartire insieme.
E se il/la partner non volesse cambiare idea come fare?
Dopo un po' che si percorre la stessa direzione senza arrivare da nessuna parte, bisogna capire che è il momento di cambiarla. Bisogna cambiare modalità e provare nuove strade che tengano ancora più in considerazione le esigenze del partner, ma facendogli capire che se non si fa il sacrificio di affrontare insieme la terapia la relazione potrebbe finire.
In genere la terapia di coppia, lo dice la stessa parola, non andrebbe fatta singolarmente: ma se questo può favorire la buona riuscita della terapia, le prime sedute possono essere individuali in modo da far sentire a proprio agio anche il membro della coppia più ostile alla terapia.
Oppure, come capita a volte, è possibile perfino lavorare con un solo partner in funzione del miglioramento della coppia: è evidente, come sostengo da sempre, che più ingredienti la coppia porta al terapeuta, più quest’ultimo sarà in grado di aiutarla a preparare un buona pietanza.